ON/Megumi Akiyoshi
ARTIST
ON
(Megumi Akiyoshi) always wanted to make contemporary art available to the
public. Born in Japan and living in the midst of the fervent New York Williamsburg
art scene, Akiyoshi is particularly interested in the people who appreciate
art, but are a bit “hesitant”; the ones who like to go to exhibitions but are
scared of making a judgment, who feel a bit ignorant about the subject. So she conjured
up the traveling “ON Gallery”, a wearable gallery that she takes to tourist
places in the US and in Japan, springing amazement and curiosity in the general
public. As a critic of the New York Times pointed out, maybe she’s asking us
what we expect from art. This process of creating public involvement also took
place in installations such as “Flower Gallery”, where she painted flower
patterns throughout the whole gallery space, and hung simple frames up, showing
just the bare white wall, or in the “Coffin for the living”, a colorful coffin
that, being for the living, displays all sort of visual entertainment inside in
order to avoid boredom. Her newest works are sculptural dresses resembling
carnival costumes that have a convex mirror where the face of the mannequin
should be, so that you can see what you would look like wearing them. Her approach
to making art is always fresh, with a certain angle to the other side, the side
of all of us, who can never be enough well-read to understand all the nuances
of this chaotic contemporary art world.
ON (Megumi
Akiyoshi) ha sempre voluto che l’arte contemporanea fosse disponibile al grande
pubblico. Nata in Giappone, ma residente nel centro del fermento artistico
della scena di Williamsburg, a New York, Akioshi è interessata a quel pubblico
che è interessato all’arte, ma in maniera un po’ “esitante”, quelli a cui piace
vedere mostre, ma che sono un po’ impauriti nel giudicare, che si sentono un
po’ ignoranti a riguardo. Per cui ha ideato la “ON Gallery”, una galleria
indossabile che Megumi porta in giro per posti turistici a New York e in
Giappone, suscitando curiosità e sorpresa. Come un critico del New York Times
ha notato, forse è un modo per chiederci cosa ci aspettiamo dall’arte. Questo
processo del coinvolgere il pubblico prende vita anche in installazioni come
“Flower Gallery”, dove ON ha dipinto completamente i muri della galleria di
pattern floreali, e semplicemente appeso qualche cornice che mostra il muro
bianco. Oppure in “Coffin for the living”, una bara coloratissima che, essendo
ideata per i vivi, contiene svariati marchingegni di intrattenimento visivo,
per evitare la noia. I suoi nuovi lavori sono vestiti scultorei che sembrano
costumi carnevaleschi, ma che hanno uno specchio convesso al posto della
faccia, di modo che ci si può specchiare per vedere come ci starebbe il
costume.
Il metodo di
ON di avvicinarsi all’arte è sempre fresco e immediato, con un punto di vista
un po’ spostato verso la nostra parte, quella parte di noi che non sarà mai
abbastanza informata da potersi districare tra le innumerevoli sfumature di
questo caotico mondo dell’arte contemporanea.