ON/Megumi Akiyoshi

ARTIST

 

Stefano Pasquini

 

ON (Megumi Akiyoshi) always wanted to make contemporary art available to the public. Born in Japan and living in the midst of the fervent New York Williamsburg art scene, Akiyoshi is particularly interested in the people who appreciate art, but are a bit “hesitant”; the ones who like to go to exhibitions but are scared of making a judgment, who feel a bit ignorant about the subject. So she conjured up the traveling “ON Gallery”, a wearable gallery that she takes to tourist places in the US and in Japan, springing amazement and curiosity in the general public. As a critic of the New York Times pointed out, maybe she’s asking us what we expect from art. This process of creating public involvement also took place in installations such as “Flower Gallery”, where she painted flower patterns throughout the whole gallery space, and hung simple frames up, showing just the bare white wall, or in the “Coffin for the living”, a colorful coffin that, being for the living, displays all sort of visual entertainment inside in order to avoid boredom. Her newest works are sculptural dresses resembling carnival costumes that have a convex mirror where the face of the mannequin should be, so that you can see what you would look like wearing them. Her approach to making art is always fresh, with a certain angle to the other side, the side of all of us, who can never be enough well-read to understand all the nuances of this chaotic contemporary art world.

 

 

ON (Megumi Akiyoshi) ha sempre voluto che l’arte contemporanea fosse disponibile al grande pubblico. Nata in Giappone, ma residente nel centro del fermento artistico della scena di Williamsburg, a New York, Akioshi è interessata a quel pubblico che è interessato all’arte, ma in maniera un po’ “esitante”, quelli a cui piace vedere mostre, ma che sono un po’ impauriti nel giudicare, che si sentono un po’ ignoranti a riguardo. Per cui ha ideato la “ON Gallery”, una galleria indossabile che Megumi porta in giro per posti turistici a New York e in Giappone, suscitando curiosità e sorpresa. Come un critico del New York Times ha notato, forse è un modo per chiederci cosa ci aspettiamo dall’arte. Questo processo del coinvolgere il pubblico prende vita anche in installazioni come “Flower Gallery”, dove ON ha dipinto completamente i muri della galleria di pattern floreali, e semplicemente appeso qualche cornice che mostra il muro bianco. Oppure in “Coffin for the living”, una bara coloratissima che, essendo ideata per i vivi, contiene svariati marchingegni di intrattenimento visivo, per evitare la noia. I suoi nuovi lavori sono vestiti scultorei che sembrano costumi carnevaleschi, ma che hanno uno specchio convesso al posto della faccia, di modo che ci si può specchiare per vedere come ci starebbe il costume.

Il metodo di ON di avvicinarsi all’arte è sempre fresco e immediato, con un punto di vista un po’ spostato verso la nostra parte, quella parte di noi che non sarà mai abbastanza informata da potersi districare tra le innumerevoli sfumature di questo caotico mondo dell’arte contemporanea.

 

 

Originally published in Collezioni Sport & Street, 2005.